Non sono questi i problemi, vero? Recensione
Ho conosciuto Rén una sera a Roma di non molto tempo fa. Mi è subito sembrata timida e impacciata ma con tanta voglia di comunicare. Devo ammettere che soltanto dopo aver letto il suo libro edito da Becco Giallo “Non sono questi i problemi” l’ho compresa e amata. Rén è stata protagonista, lo scorso Lucca comics and games, dell’incontro “Diventare se stessi” moderato da Susanna Scrivo (scrittrice di Nuvole e arcobaleni per Tunué) con ospiti Lou Lubie e Manon Desveaux (autrici de La ragazza nello schermo), Samuel Spano, Giulia Argnani, FumettiBrutti. Questa fumettista indèfessa è da anni, ancora prima di scrivere il suo libro, che pubblica vignette sul blog e non c’è nulla di più bello, dopo anni di interrogativi, tentativi e disegni, di veder pubblicato un libro tutto tuo che raccoglie gli sforzi, gli stati d’animo e tutte le paure che puoi, finalmente, osservare da lontano. Il libro si apre con una scena da bar, una come tante, troppe e fastidiose, che ci capita o ci è capitato di vivere almeno una volta. Il rapporto con il padre, rimasto vedovo, è dolcissimo come il coming out. Ed è proprio dalla risposta del padre che arriva il titolo del volume, azzeccatissimo. Nel fumetto di Rén, anche se con qualche indecisione grafica e narrativa ma che non disturba affatto la lettura e la comprensione delle cose che ci vuole dire, sono raccontate e descritte tutte le paure del coming out, ma anche i risvolti, sia ironici che tragici, delle reazioni delle persone che la circondano. La curiosità pruriginosa e morbosa che ti spinge a dire “mi devi raccontare tutto! Come funzione? Quando vi baciate...cosa...e a letto, insomma chi fa chi?” Come se davvero ciò che una persona prova per un’altra dipendesse dalla meccanica e non dalla chimica. L’amica delusa da un uomo che le dice :”Voglio essere lesbica anch’io, dimmi come hai fatto, ti prego” come se le preferenze e gli orientamenti sessuali si scegliessero, come si indossa un vestito la mattina. Il fumetto di Rén mette in luce tutti gli aspetti, dai più fastidiosi e stronzi fino ad altri invece teneri e naturali, del coming out. Lo studio di architetti figo che vuole sceglierla non perchè solo brava ma anche perché “appartiene” ad una categoria che in quel momento è cool e va di moda. Ci sono i moti di Stonewall di New York da cui partì, ogni anno, la ricorrenza del gay pride e la nascita di questo orgoglio che porta ogni anno sulle strade di tutto il mondo milioni di persone. Un libro dichiaratamente a favore dei diritti ma anche un libro che, alla fine, ”racconta le storie di tutte, che poi in realtà sono di tutti. Perché l’amore è lo stesso per qualsiasi sesso”. Quando nella vita vera i diritti vengono cancellati, come dimostra recentemente la vittoria della destra in Umbria che dopo l’insediamento della neo governatrice uno dei primi atti da presidente della regione è stato eliminare la legge contro l’omofobia (Faticosamente conquistata nel 2017) l’unica cosa che puoi fare è raccontare la tua storia. Testimoniare come non sono davvero questi i problemi ma ben altri come, per esempio, il fascismo, l’omofobia strisciante, la xenofobia, la corruzione, l’evasione fiscale e questi esponenti delle istituzioni pericolosi come la peste. Spero sia chiaro a tutti che il clima politico nazionale stia influendo negativamente ovunque e in ogni regione. Se senti dire dal politico di riferimento in città che gay o lesbiche non sono una famiglia, se senti cavalcare la paura della diversità e non hai gli strumenti intellettuali e culturali per difenderti, certo la cosa può condizionarti. Gli strumenti però esistono. Il libro di Rén è uno di questi. Facciamone buon uso. Come ci ricorda Monica Cirinnà (una delle poche menti libere e pensanti del nostro parlamento) “Parlare di diritti significa già iniziare a ottenerli.”