5 è il numero perfetto, ma da soli non si va da nessuna parte
Dopo la polemica che ha travolto il film, risolta con le scuse di Toni Servillo in un garbatissimo comunicato sul sito Fumettologica, 5 è il numero perfetto si rivela un film che ha superato ogni mia aspettativa. Sono andata al cinema senza nessun tipo di pregiudizio e fresca di lettura della omonima graphic-novel da cui è tratto. Devo dire che nel 2002, quando è uscito per la prima volta per la Coconino Press, non lo avevo capito fino in fondo e, nonostante fossi affascinata dai disegni e dall’elegante bicromia, ero ancora piena di preconcetti su chi osava raccontare Napoli, la mia città, senza averci vissuto minimo 20 anni. Mi sono dovuta ricredere. Sia la storia che le ambientazioni insolite, cupe e piene di pioggia, mi hanno trovata d’accordo sul fatto che non si potesse raccontare questa storia meglio di così. Igort si conferma un bravissimo narratore sia che lo faccia con il disegno sia con le immagini in movimento. La storia è semplice ma non banale.
A un vecchio gangster in pensione, Peppino Lo Cicero, viene ammazzato il figlio e così inizia una sequela di omicidi a caccia del killer, insieme allo storico amico di guapparie Totò 'o Macellaio e della vecchia fiamma Rita. Non voglio spoilerarvi nulla ma sono certa che vi lascerà interdetti ed è proprio ciò che dovrebbe fare un film: Sconvolgerti, farti balzare sulla sedia per un finale che non avevi previsto. “5” tra un’apparizione della madonna (secondo me troppo breve!), un altarino, e una pistola ci fa riflettere sul senso della vita, sull’amicizia, sulle relazioni e su come, invecchiando, siamo pronti a cambiare. Devo dire, da non amante del genere noir/polizzesco/gangster, che questo film mi ha rapita e tenuta incollata allo schermo come poche pellicole riescono a fare.
Il merito oltre che della storia è anche di un cast che è riuscito a interpretarla nel migliore dei modi.
Al fianco di Toni Servillo, Carlo Buccirosso e Valeria Golino ci sono attori come Vincenzo Nemolato (Mister Ics e premio Ubu come miglior attore) e Emanuele Valenti (Ciro e già Donato Sarratore nella serie L’amica geniale) provenienti dalla compagnia Punta Corsara nata nel 2007 a Scampia. Walter Fasano è il montatore (premio oscar per il film Chiamami col tuo nome) e direttore della fotografia Nicolaj Brüel (Dogman e Pinocchio di Matteo Garrone). Il tutto impreziosito dai meravigliosi titoli di testa e di coda e dalle copertine, che scandiscono i capitoli, con le animazioni di Ivan Cappiello e altre professionalità dello studio MAD entertainment. Io credo che la forza di Igort stia nel circondarsi di personalità che ne valorizzano il lavoro e nel fatto di essere un outsider del cinema. La sperimentazione è da sempre la sua cifra stilistica. C’è anche una felice coincidenza: il film del fumettista è stato presentato alla 76° edizione del festival di Venezia il cui manifesto è disegnato da Lorenzo Mattotti suo amico e co-fondatore del gruppo VALVOLINE (che comprendeva Daniele Brolli, Marcello Jori, Giorgio Carpinteri, Jerry Kramsky, Charles Burns e Massimo Mattioli scomparso lo scorso 23 agosto). Già all’epoca questo gruppo si muoveva su diversi media e a Bologna lanciarono un nuovo modo di disegnare e rappresentare le avanguardie. Il loro fare fumetto dialogava con tutte le altre arti tra cui il cinema e la pubblicità. Certo va bene avere “due gambe due braccia e una mente per far cinque” ma comunque, anche se su un’isola paradisiaca, da soli non si va da nessuna parte. Credo sia un errore paragonare, come vedo fare spesso in questi giorni, Igort e Frank Miller o ad altre opere tratte dai fumetti che si sono succedute in questi anni. Ogni artista porta con sé un universo unico e non c’è nessuna gara tra i diversi linguaggi per decretare quale sia il migliore.
Apparso su "Il Quotidiano del Sud - l'Altravoce dei ventenni" Quotidiano del Sud - L'Altravoce dell'Italia ANNO 19 - N. 248 del 9 settembre 2019